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Dostoevskij attraverso gli occhi dei registi italiani

RETROSPETTIVA

Nel 2021 la Russia celebra il bicentenario della nascita di Fëdor Dostoevskij. I registi italiani si sono rivolti di frequente alle opere del “più profondo degli scrittori” russi, girando numerosi importanti film che hanno offerto un contributo di rilievo al cinema italiano. La retrospettiva “Dostoevskij attraverso gli occhi dei registi italiani” propone al pubblico tre film. Pur essendo ciascuno di questi lavori un’interpretazione diversa e personale delle opere dello scrittore, è possibile delineare un filo conduttore centrale che unisce tutti i film: l’eterna ricerca di risposte alle domande dell’anima umana, le riflessioni filosofiche universali che vanno al di là del tempo e dello spazio.

7/12 alle 19.30, biglietti

Le Notti Bianche (1957), opera giovanile di Luchino Visconti, immerge i personaggi dell’omonimo racconto di Dostoevskij in un’Italia ancora sconvolta dalle drammatiche conseguenze della seconda guerra mondiale. Quella di Visconti è un’Italia del tutto inesistente, astratta, teatrale. Non una sola scena è girata fuori dal set cinematografico, non c’è nulla di realistico. L’atmosfera del film, intrisa di lirismo onirico e bellezza teatrale, permette al regista di “avvolgere” il mondo interiore dei personaggi facendo emergere una caratteristica sfuggente ma essenzialmente profonda dell’opera di Dostoevskij: l’energia di un nuovo senso di risveglio della vita. I temi del primo Dostoevskij – la paura della vita, l’isolamento, la solitudine, la possibilità di superare le paure attraverso l’amore spirituale – sono rilevanti sia per la società italiana di quegli anni, stanca della confusione e del disorientamento generale, sia per lo spettatore contemporaneo, immerso in un’epoca turbolenta ma interessante di incontro con se stessi.

8/12 alle 19.30, biglietti

Partner (1968) è un film sperimentale di Bernardo Bertolucci ispirato al romanzo Il sosia. Si tratta del terzo film girato dal regista italiano, che è tuttavia ancora poco noto al grande pubblico. Vivido e audace, nella tradizione nichilista della controcultura europea del 1968, questo “film schizofrenico sulla schizofrenia” è avvolto in un’atmosfera surreale di dualità della personalità umana e tenta di rappresentare quel dialogo incessante che ogni essere umano conduce con il proprio lato oscuro. L’adattamento sperimentale di Bertolucci mantiene intatti i nomi dei personaggi del romanzo, ma li rende dei nervosi portavoce di uno spirito ribelle caratteristico degli anni sessanta. Più in generale, i personaggi di questo spazio fittizio di “teatro della crudeltà” appaiono come portatori di un’atemporalità di cui diventano ostaggi, come anime intrappolate e coscienze che si disintegrano, in attesa che finiscano i tempi turbolenti.

9/12 alle 19.30, biglietti

I demoni di San Pietroburgo (2008) è un dramma storico di Giuliano Montaldo basato sulla biografia di Dostoevskij che esamina la personalità, i pensieri e il destino del grande scrittore in una fase cruciale della sua vita: gli anni della stesura del romanzo Il Giocatore. A fare da sfondo a questi eventi vi è una situazione politica turbolenta – siamo negli anni del picco del terrore contro Alessandro II – a cui si aggiungono l’ossessione del tormento interiore e l’improvviso risveglio in Dostoevskij in un sentimento romantico. Andrej Končalovskij, che ha contribuito a scrivere la sceneggiatura, ha partecipato all’elaborazione storico-letteraria dei temi centrali del film. Uno studio dettagliato della corrispondenza e delle memorie di Fëdor Michailovič e Anna Snitkina ha permesso di dipingere un ritratto vivo e umano dello scrittore russo, rendendolo al contempo accessibile allo spettatore moderno.