Questa settimana vi segnaliamo tre libri polemici, scomodi, controcorrente: tre riflessioni su che cosa la letteratura dovrebbe essere e non è, su ciò che è diventata nell’epoca contemporanea in Italia (ma solo in Italia?), snaturando la sua vera vocazione ed essenza.
Tre noti studiosi di letteratura italiana e critici militanti (Siti è anche un affermato romanziere, del quale parleremo la prossima settimana) lanciano un grido d’allarme sul peggioramento della qualità dei prodotti letterari, che è anche una denuncia della perversione dei meccanismi dell’industria culturale.
Giulio Ferroni in Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero punta il dito contro la mancanza di resistenza intellettuale nell’Italia odierna: «Oggi assistiamo al paradosso di una letteratura che si moltiplica e contemporaneamente arretra, assediata dall’impero dei media, dalla vacuità della comunicazione, dalla degradazione del linguaggio e della vita civile». La propaganda editoriale che parla di romanzi mediocri come di capolavori, una scrittura facile aiutata dall’uso dei computer e di internet, critici letterari che non conoscono la pratica della recensione negativa. Gli scaffali delle librerie che si riempiono di libri di scrittori improvvisati, politici, cantanti, conduttori televisivi. La promozione dei libri che si sta spostando sui social, sui profili dei book influencer i quali su Instagram, YouTube e altri canali riescono a coinvolgere un pubblico così vasto che nessuna testata giornalistica riuscirebbe a competere. Una disamina severa e coraggiosa delle dinamiche letterarie del presente.
Quello di Alfonso Berardinelli, dal provocatorio titolo Non incoraggiate il romanzo, è stato definito «il libro di critica militante più bello di questi anni» (da Filippo La Porta sul “Sole 24 ore”). Si tratta di una raccolta di saggi scritti tra il 1997 e il 2010, dedicati alla narrativa italiana, in particolare al romanzo: un excursus su alcuni classici del ‘900 italiano (da Vittorini e Gadda a Tomasi di Lampedusa, Soldati, Parise, Landolfi etc.), più le recensioni a ventidue libri usciti dal 2004 al momento della pubblicazione del volume. Berardinelli, non meno di Ferroni, esprime giudizi assai polemici, a esempio nei confronti delle opere di narrazione di mostri sacri della fiction mediatica, come Camilleri e Baricco, o Saviano, ma non risparmia critiche nemmeno nei confronti di esperienze di scrittura di giovani autori che, pure non essendo da bestseller, a suo giudizio risultano poco convincenti. In sostanza, secondo l’autore alcune debolezze connaturate al romanzo italiano contemporaneo hanno le loro radici in certe fragilità intrinseche della tradizione romanzesca italiana, che si sono manifestate già nella prima parte del Novecento. Il romanzo dunque non va incoraggiato perché è un genere fatalmente “debole” per la letteratura italiana?
Un altro motivo di decadenza della letteratura contemporanea lo indica Walter Siti nel suo Contro l’impegno. Riflessioni sul bene in letteratura (a differenza dei primi due, arrivati di recente, questo libro lo troverete prossimamente nella nostra biblioteca), una colta ed equilibrata requisitoria contro il conformismo progressista, in letteratura e non. La letteratura edificante, moraleggiante, attenta all’attualità, inserita del dibattito corrente, è davvero letteratura? La missione della letteratura non è compiere il Bene: la letteratura a tesi semplicemente non è letteratura. Può essere riassunta così la tesi di questo saggio, che ha lo scopo di mettere in luce il fallimentare tentativo degli scrittori di asservire la letteratura a fini sociali o politici.
Si può immaginare un ritorno sulla scena di figure indipendenti, svincolate dalla società dell’intrattenimento? È ancora possibile l’idea di una letteratura che, come scrive Kundera nell’Arte del romanzo, sia «il territorio in cui nessuno possiede la verità, né Anna né Karenin, ma in cui tutti hanno diritto ad essere capiti, Karenin non meno di Anna»?
L’autore stesso manifesta il dubbio di essere legato a un ideale di letteratura «pura» ormai estinto; ma, leggendo il suo libro, il lettore rifletterà sulla funzione della letteratura e coglierà il richiamo a distinguere tra arringa e romanzo, tra propaganda a fin di bene e immersione nell’inconscio.