In occasione del centenario della morte di Giovanni Verga
Da sempre più ammirato che letto, Verga è un classico paradossale: per primo, nella letteratura italiana, ha dato voce alle classi più umili, ma senza mai diventare ‘popolare’; pessimista, conservatore, perfino reazionario, è stato oggetto nella seconda metà del Novecento a uno dei più appassionati dibattiti fra critici marxisti; narratore impersonale e mai giudicante, ha suscitato controversie prettamente ideologiche; autore in ogni senso europeo, è stato riportato a una dimensione strettamente nazionale o addirittura regionalistica.
Dopo una breve presentazione di questi paradossi, si leggeranno alcuni brani esemplari – tratti da alcune novelle e dai due romanzi maggiori, I Malavoglia e Mastro-don Gesualdo – per suggerire percorsi di lettura forse più in sintonia con le domande di senso e con l’orizzonte di attesa del nostro presente.
Pierluigi Pellini insegna Letterature comparate all’Università di Siena. È specialista del romanzo francese e italiano dell’Ottocento, della poesia italiana del Novecento e di storia della critica letteraria. Ha curato i Romanzi di Zola nei «Meridiani» di Mondadori (3 voll.: 2010, 2012, 2015). Fra i suoi libri: In una casa di vetro, Le Monnier, 2004; Verga, il Mulino, 2012; Naturalismo e modernismo, Artemide, 2016; La guerra a buio, Quodlibet, 2020; Il vero inverosimile e il fantastico verosimile, Artemide, 2021.